TRAZIONI CERVICALI

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La trazione cervicale consiste nell’applicazione di forze che agiscono sui segmenti dell’apparato locomotore in senso opposto: ciò determina un allontanamento dei corpi vertebrali fino a 2 mm, con stiramento delle strutture muscolari e legamentose ed ampliamento dei forami di coniugazione. Questo allontanamento facilita la lubrificazione articolare e, in alcuni casi, il rientro di ernie intravertebrali cervicali.

Le trazioni possono essere eseguite tramite forza manuale, del terapista, o meccanica. Quest’ultima viene praticata attraverso carrucole sulle quali si fa scorrere una fune ai cui estremi c’è, da una parte, una mentoniera e, dall'altra, un peso.

La posizione del paziente può essere sia seduta che supina, con la colonna cervicale leggermente in flessione. Il peso va aumentato gradualmente, poiché un'intensità elevata nelle prime sedute può indurre contratture riflesse muscolari.

Le trazioni cervicali vengono comunemente impiegate allo scopo di ampliare lo spazio intervertebrale, ampliare i forami di coniugazione e quindi per il trattamento delle cervicalgie acute e croniche, delle cervico-brachialgie e delle contratture muscolari.

Le trazioni sono controindicate in presenza di osteoporosi grave, neoplasie vertebrali, malformazioni vertebrali, reumatismi in fase acuta, colpi di frusta recenti e insufficienza vertebro-basilare.

E’ importante sottolineare che l’applicazione di questo tipo di terapia porta con sé una serie di controindicazioni, è sconsigliata infatti nelle persone con Fratture vertebrali recenti, con processi infettivi o tumorali, con osteoporosi, in pazienti con sintomatologia acuta.